Avvocato dipendente? Solo se soggetto a intensa eterodirezione
Una professionista legale che per 13 anni aveva collaborato con un grosso studio associato aveva chiesto in giudizio il riconoscimento della natura subordinata della propria prestazione. Pervenuta la causa in sede di legittimità a seguito del rigetto delle domande da parte dei giudici di merito, la Corte ribadisce anzitutto le regole più volte affermate in materia di qualificazione, come autonoma o subordinata, dell’attività professionale prestata all’interno di uno studio, per cui occorre verificare se l’organizzazione in cui essa si inserisce si limiti al suo coordinamento con quella dello studio, oppure ecceda tale ambito per conformarne l’assetto complessivo direttamente e continuativamente all’interesse dello studio. Valutazione, secondo la Corte con sentenza 4 novembre 2024 n. 28274, correttamente effettuata dai giudici di merito con l’accertare che la professionista aveva svolto la propria attività professionale in maniera libera e indipendente, pur in presenza di regole necessarie al (e non eccedenti il) coordinamento con l’attività dello studio, composto da trenta soci e quasi trecento professionisti, tutti peraltro tenuti a osservare le medesime regole.