Vi è mai capitato di lavorare con un manager non illuminato? Si? bene, anzi no, male; questo si riconosce per mancanza di empatia, non mostra comprensione o considerazione per i sentimenti o le situazioni degli altri. Un leader tossico spesso ignora o sminuisce le preoccupazioni dei collaboratori, mostrando poco interesse per il loro benessere.
Il manager tossico spesso è un capo e non un leader, ha un comportamento autoritario, tendendo ad esercitare il potere in modo oppressivo. Questo tipo di manager spesso impone decisioni senza consultare e coinvolgere il team, ignorando il feedback e soffocando l’innovazione e l’iniziativa personale.
Anche l’atteggiamento verbale ci dice molto della persona, sovente comunica in modo aggressivo, sarcastico o degradante. Può usare l’umiliazione pubblica come strumento per esercitare il controllo o mantenere l’autorità, creando un ambiente di lavoro intimidatorio e di paura con conseguenze negative anche da un punto giuslavoristico.
Questo tipo di manager usa favoritismo e discrimina i collaboratori non nascondendo manifeste preferenze non meritocratiche, favorendo di fatto alcuni collaboratori a discapito di altri basandosi su simpatie personali, discriminando apertamente o sottilmente contro certi individui o gruppi.
Il manager “tossico” oppone resistenza al cambiamento, non accettando feedback o critiche su se stesso e sono resistenti a qualsiasi forma di cambiamento, specialmente se il cambiamento proposto minaccia il loro potere o status.
Una delle caratteristiche principali di questo tipo di manager è che difficilmente riconoscono il merito altrui, tendono quindi a prendersi i meriti per i successi del team, mentre attribuiscono la colpa degli insuccessi ai membri del team. Non riconoscono o valorizzano adeguatamente il contributo e il duro lavoro dei loro dipendenti.
Ne avete mai incontrati?