Le aziende che hanno resistito alla crisi generata dalla pandemia dovranno concentrarsi sul proprio piano di ripresa. Ogni impresa dovrà necessariamente ripensare il proprio business.
Il piano di ripresa comporta inevitabilmente aggiustamenti al proprio business e modifiche alla struttura dei costi. In alcuni casi sarà necessaria una trasformazione strutturale. Ogni progetto di trasformazione coinvolgerà inevitabilmente persone, svilupperà nuove attività ed azioni. Per assurdo chi ha beneficiato in termini di fatturato da questa crisi, come ad esempio la grande distribuzione organizzata, dovrà presto fare i conti con delta settimanali sicuramente diversi rispetto allo scorso anno. Le imprese cha hanno subito in pieno i contraccolpi della crisi si troveranno di fronte ad una scelta, ossia capire se continuare sul proprio modello di business e rivitalizzarlo oppure abbandonarlo.
Le imprese che hanno subito sostanzialmente un anno di quasi chiusura totale con risultati operativi totalmente negativi ed una molto probabile esposizione finanziaria potranno superare questo periodo solo se godranno di marginalità interessanti e se avranno spalle forti.
Sicuramente tutte le imprese dovranno portare modifiche alla struttura dei costi o decidere per l’abbandono dell’attività precedente a favore di un nuovo modello che abbia caratteristiche di marginalità differenti. E’ probabile che molte imprese che già erano sulla linea di galleggiamento non potranno sopravvivere alla crisi. Gli imprenditori dovranno scegliere sin da subito su quali priorità concentrarsi ed attivare immediatamente il processo di riorganizzazione.
In questo mio intervento vorrei dare alcune indicazioni circa i comportamenti da assumere al fine di riprendere nel modo migliore il percorso lavorativo interrotto dalla pandemia.
Strumenti utilizzati durante il periodo di crisi
Le aziende in questo ormai anno e mezzo trascorso hanno affrontato il periodo di crisi con strumenti messi a disposizione dal legislatore. Strumenti generalizzati e quindi utilizzabili da tutti indipendentemente dal tipo di attività esercitato. In alcuni casi anche strumenti mirati al singolo settore. Di fatto tutti hanno potuto beneficiari di aiuti economici legati alla gestione dei dipendenti, che rappresenta sicuramente il costo maggiormente rappresentativo per ogni azienda. Hanno quindi usufruito in modo massiccio dell’ammortizzatore sociale della Cassa Integrazione in tutte le sue sfaccettature. In sostanza hanno ridotto sensibilmente l’attività lavorativa dei dipendenti adeguandola alla reale necessità del momento. Purtroppo alcune aziende hanno impropriamente utilizzato tale strumento generando marginalità non abituali con il rischio di sedersi su tali risultati…
Il legislatore nel corso di questo anno e mezzo ha incentivato l’utilizzo di alcuni “strumenti di gestione del personale” quali lo Smart Working che ha visto azzerare tutte le sue regole di applicazione dettate dalla Legge n. 81 del 2017. L’utilizzo di questo strumento è stato in molti casi eccessivo rispetto alle reali necessità, creando talvolta una sorta di abitudine da parte del dipendente allo svolgimento delle proprie mansioni lavorative in ambiente domestico.
Tale situazione non sempre ha portato benefici nel rapporto Datore di lavoro/dipendente in quanto la mancata frequentazione dell’ambiente lavorativo ha diminuito notevolmente i gap gerarchici aziendali. Il ritorno alla normalità non sarà così facilmente attuabile se non attraverso un periodo di “compensazione”.
Altro intervento del legislatore riguardo l’emergenza Covid è stato il blocco dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo. Tale circostanza ha impedito alle aziende di procedere alle ristrutturazioni e riorganizzazioni necessarie al fine dell’adeguamento dell’organico alle reali esigenze. Pertanto, dipendenti con il posto di lavoro tutelato attraverso il divieto dei licenziamenti e reddito minimo garantito dalla Cassa Integrazione. Anche la normativa sui contratti a tempo determinato è stata coinvolta dal legislatore tra gli strumenti per affrontare la crisi. Quindi proroga dei contratti a tempo determinato in scadenza senza obbligo di motivazioni previste dalla legge di riferimento.
In sintesi durante il periodo di emergenza covid le aziende che hanno proseguito la loro attività hanno avuto a disposizione:
- Cassa Integrazione in Deroga per tutto il periodo
- Smart Working libero
- Contratto a tempo determinato liberamente prorogabile
- Altri strumenti agevolativi non strettamente legati ai rapporti di lavoro subordinato (affitti, ecc.)
- Agevolazioni e slittamenti del pagamento di imposte e tasse
Piano di intervento post-covid
In questo anno e mezzo ormai tutte le aziende, piccole medie e grandi, hanno esercitato la propria attività in un mercato diverso da quello abitualmente frequentato, con strumenti diversi da quelli abitualmente utilizzati. In sostanza una situazione non reale. Il problema che le aziende dovranno affrontare sarà quello di continuare o meno l’attività in un mercato cambiato, ma privi degli strumenti agevolativi di cui hanno potuto beneficiare nel periodo covid.
Sicuramente un buon imprenditore dovrà principalmente capire lo stato di salute della sua azienda attraverso quella che potremmo chiamare una “Due Diligence Post Covid”. La due diligence si svolge attraverso un’accurata indagine che ha la finalità di ricercare e analizzare informazioni dettagliate in campo economico, fiscale, lavorativo ed immobiliare, prima di porre in essere una qualsiasi operazione di carattere straordinario. L’informativa che la Due Diligence fornirà sullo stato di salute dell’azienda sarà il punto di partenza per iniziare un piano di riorganizzazione e ristrutturazione post covid che avrà una durata variabile a seconda dei risultati che si vorranno ottenere e della mutata situazione del mercato in cui le aziende dovranno continuare ad operare.
Effettuata la Due Diligence Post Covid potremmo trovarci di fronte a diversi scenari aziendali quali a titolo di esempio:
- Aziende che hanno affrontato la crisi senza particolari problematiche utilizzando semplicemente l’ammortizzatore della CIG COVID ogni qual volta se ne presentava la necessità, con un modesto uso dello Smart Working e che hanno beneficiato delle agevolazioni fiscali riguardo le scadenze dei termini di pagamento delle imposte.
- Aziende che hanno subito in modo significativo la crisi utilizzando al 100% l’ammortizzatore sociale della CIG COVID, utilizzando lo smart working come sistema lavorativo ordinario e beneficiando di tutte le agevolazioni fiscali riguardo le scadenza dei termini di pagamento delle imposte.
- Aziende che non hanno avuto particolari problematiche durante il periodo di crisi ma che hanno impropriamente utilizzato tutti gli strumenti agevolativi e di aiuto messi a disposizione dal legislatore.
- Aziende già con necessità di ristrutturazione prima del periodo Covid e che hanno superato l’anno e mezzo di crisi grazie alle agevolazioni ed agli aiuti del legislatore.
Queste sopra descritte ed altre situazioni che potranno presentarsi hanno tutte la necessità di avere un programma di interventi sulla organizzazione aziendale e sulle scelte gestionali che consenta alle aziende di rimodularsi in ogni settore rispetto al mutato scenario in cui dovranno continuare ad operare.
In tale contesto l’intervento di un “Consulente d’impresa” potrà consistere nella realizzazione di un programma “ad hoc” per ciascuna azienda cliente che :
- Valuti le reali necessità di personale dipendente in ogni settore aziendale
- Consideri e gestisca i contratti a tempo determinato in essere
- Predisponga un regolamento aziendale riguardo l’utilizzo dello Smart Working
- Valuti un piano di smaltimento ferie nel caso di particolari accumuli
- Valuti la necessità di utilizzo degli ammortizzatori sociali ordinari
- Valuti la predisposizione di un accordo collettivo aziendale di incentivo all’esodo (prepensionamenti)
- Valuti in generale un piano di ristrutturazione aziendale con ricorso alla ex legge 223 (licenziamenti collettivi) o a licenziamenti plurimi individuali
- Valuti la predisposizione di un piano formativo aziendale finanziato rispetto all’utilizzo degli ammortizzatori ordinari (fondo competenze)
- Valuti un piano di assunzioni incentivate (utilizzo tirocini formativi, apprendistato, ecc.)
- Valuti la predisposizione di piano di Welfare Aziendale
- Valuti la necessità di un contratto collettivo aziendale di 2° livello (contratto di prossimità)
- Valuti la riorganizzazione dell’organigramma aziendale
- Valuti la necessità di utilizzo di mansioni differenti rispetto all’ordinario
La gestione del personale verrà coinvolta in questo programma con lo scopo di ottenere una rimodulazione e riorganizzazione dell’organico aziendale ed una riduzione del costo del lavoro.
Nuovi strumenti per gestire il post covid
Sicuramente il legislatore metterà a disposizione nuovi strumenti al fine di gestire il post covid al meglio e con efficacia. Si parla di “Contratti di rioccupazione” applicabili a tutti i settori produttivi ed a prescindere dall’età del lavoratore. Si tratta di un contratto a tempo indeterminato legato alla formazione ed a un periodo di prova di sei mesi. Le imprese che ne faranno utilizzo beneficeranno di sgravi contributivi (si parla del 100%) sovrapponibili ad altri incentivi occupazionali già in essere come quelli legati alle assunzioni di giovani e donne. Questa agevolazione dovrà essere restituita nel caso il lavoratore al termine del periodo di prova non venga confermato.
Altro strumento di cui si parla è il “Contratto di solidarietà”. Questo strumento è rivolto a tutte le aziende che abbiano subito un calo del fatturato di almeno il 50%. Con questo strumento le riduzioni di orario di lavoro previste dallo stesso contratto saranno compensate dal punto di vista retributivo fino al 70% a condizione che l’azienda si impegni a non procedere a riduzioni del personale in forza.
Un nuovo strumento è invece riservato ai settori del commercio e turismo e consiste in uno sgravio contributivo del 100 % fino alla fine dell’anno in corso sulle retribuzioni dei lavoratori in cassa integrazione che verranno richiamati in produzione.
In ultimo il legislatore ha previsto il potenziamento del “Contratto di espansione” che consente con accordo sindacale di mandare in pensione su base volontaria i lavoratori fino a 5 anni prima dei normali requisiti. Tale contratto potrà essere stipulato nelle imprese con almeno 100 dipendenti in forza.
Nel decreto sostegni – bis è prevista inoltre la proroga di 6 mesi della cassa integrazione per cessata attività, misura importante per affrontare il periodo subito dopo lo sblocco del divieto di licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Sul fronte fiscale si parla invece di una nuova rottamazione e su una ulteriore proroga dell’invio delle cartelle esattoriali.
Un programma di ripresa post covid non potrà prescindere dalla riorganizzazione commerciale, amministrativa e fiscale. Non da ultimo un intervento legale che valuti anche sotto tale aspetto il piano di riorganizzazione (revisione contratti, ecc.).
di Pier Luca Acerbi, Studio Associato Acerbi. Consulente d’impresa – amministrazione del personale.